Slow web
C'è lo slow food, che forse non permetterebbe di nutrire tutto il pianeta, o forse si(?!), ma che è come una boccata d'ara fresca. Non è fatto per un consumo frenetico ma sposta l'accento del nutrimento da una esigenza ad un piacere, mantenendo e migliorando la sua funzione primaria.
Non ho, con questo spazio, la pretesa di essere uno chef del blogging, anzi, più che "cucinare" per gli altri, lo sto facendo per me stesso (riordinare le idee attraverso la scrittura) condividendo quello che ritengo importante per me e che potrebbe essere interessante fuori dalla mia testa.
Però, credo che dovrebbe rifiorire uno slow web, che non sia piegato alle logiche delle piattaforme social, o all'indicizzazione di Google ma che, nella forma più congeniale al creatore di contenuto (scritto, come in questo caso, audiovisivo, per immagini o anche solo audio) permetta di veicolare il messaggio in modo pieno.
Perché, anche se le piattaforme social (e l'indicizzazione sui motori di ricerca) sono un mezzo potentissimo di diffusione delle proprie idee, allo stesso modo utilizzano delle regole (algoritmi) che non valorizzano il contenuto ma la sua forma, il modo in cui viene presentato, portando ad una uniformità, una convergenza, un appiattimento delle diverse proposte. E ad una variabilità nel tempo, funzionale al cambio di algoritmo e non al messaggio da condividere. Essere legati alle logiche di mercato può togliere la voglia di rischiare, di creare qualcosa di nuovo: la ricetta del successo (che cambia ogni tre per due) ci viene fornita costantemente dai guru dei social.
Per questo motivo, il mio sito è basato su:
- nessuna ottica SEO: se per essere indicizzato devo scrivere in modo differente (ma non migliore per il lettore), no grazie;
- nessun contatore visite: sia per la tutela della privacy vostra (il sito non ha cookies che incidono sulla privacy) sia per liberarmi dall'ansia di pensare "cosa pubblico che faccia audience";
- no al clickbait, perché non sopporto i titoli che cominciano una frase e non la
- che poi quando leggi quello che c'è scritto, nella migliore delle ipotesi non c'entra nulla;
- articoli lunghi (se penso di averne abbastanza da dire) perché scrivere di un argomento in cinque righe, senza ampliare un minimo il discorso, non permette di poterlo chiudere dignitosamente ma, ovviamente, se il leitmotiv è "quantity over quality" è più facile riportare mille brevi notizie che un discorso medio sensato;
- pochi articoli: avere qualcosa da dire tutti i giorni su qualsiasi cosa, oltre a non permettere un minimo di approfondimento, significa sovraccaricare chi legge. Siamo davvero sicuri che tutti abbiano qualcosa di interessante su cui avere una opinione tutti i giorni... io no. Uno o due argomenti al mese sono più che sufficienti;
- nulla o quasi legato all'oggi o al trend della settimana: scrivere, aspettare, rileggere, modificare, aspettare, lasciar decantare... se dopo un mese o due (o sei, come in questo caso) penso che abbia ancora senso pubblicare, allora premo il pulsante "pubblica" sperando di aver un testo migliore della stesura che avrei potuto pubblicare alla prima rilettura.
Fondamentalmente questo sito viola tutte le buone prassi per emergere nel web (se me ne sono persa qualcuna, fatemelo sapere). E quindi a cosa serve questo spazio?
Come ho già detto prima, serve principalmente a chi scrive (io) ma ho anche il piacere di condividere quello che ritengo interessante. Per cui se anche voi ritenete interessante quello che scrivo, visto che non può emergere sul web, potete condividerlo con altre persone che potrebbero ricavarne qualcosa di positivo dalla lettura. Perché farlo? Beh, per lo spirito di condivisione delle cose che riteniamo degne di una nostra attenzione non superficiale.
Sostituendo le relazioni sociali agli algoritmi sociali.
Se ci fermiamo all'utilizzo dei social network rischiamo di avere proposte sempre più efficaci per catturare la nostra attenzione, ma non per questo stimolanti o utili. Anzi, le nostre idee tenderanno a polarizzarsi verso quello che riteniamo già vero o contro quello che è contrario al nostro pensiero. Per approfondire.
Con questo non voglio dire che tutti debbano seguire me, tutt'altro. Ma che ognuno dovrebbe seguire chi abbia qualcosa di interessante da dire e cominciare a ignorare chi ritiene di dover esprimere la propria opinione sull'hashtag del momento.
Sostenibilità
Penso che uno slow web possa anche aiutare la sostenibilità. Quante risorse stiamo sprecando per rilanciare, creare qualcosa di nuovo bruciando quello che abbiamo creato poco tempo fa, in una continua e sempre più veloce corsa. Ma la sostenibilità non è una gara a chi arriva primo, ma a chi arriva più lontano.
Quando questa estate ho messo nella mia lista dei desideri il mio nuovo zaino sono stato catturato da un'azienda che proclamava nella sua pagina i valori dello "slow fashion". La sostenibilità è creare prodotti che durino nel tempo, non è rinnovare il guardaroba con prodotti che saranno fuori moda tra poco.
Con gli spazi virtuali si può andare ancora oltre: cercare di creare pagine, testi e immagini che continuino ad avere senso ed un valore nel tempo, e migliorarli, affinarli, senza clonarli per il mero consumo. In questo modo la presenza di ognuno sul web non sarà un elenco sterminato di fatti quotidiani ma un condensato di pensiero / immagine / avvenimenti, affinato dalle esperienze e dal tempo. Chi lo legge / osserva / sfoglia potrà avere un'idea migliore ed in minor tempo.
Infine inserire già alcuni link non autoreferenziali per approfondire ed espandere l'argomento può aiutare chi usufruisce dei contenuti a ripercorre alcuni percorsi dell'autore, approfondirli, crearne di nuovi. Senza per forza dover ripartire da Google (o da Bing se volete avere una risposta diversa, ma che probabilmente centra meno con la vostra domanda).
Ah, a differenza di quanto riportato da persone autorevoli, l'impatto dei social network e degli strumenti web in generale non è così catastrofico anche se non è esente da impatti
Tenere le scarpe pulite
A essere chiari: esprimersi con un giudizio netto ogni giorno sul fatto del momento comporta, prima o poi, di pestare una m...
A cui potrebbero seguire delle scuse (raro e a volte suonano come ipocrite), o la speranza dell'oblio con la cancellazione del post (abbastanza comune), o l'impuntarsi sull'argomento issando sulle spalle il proprio ego, trionfante (e dare una ulteriore spinta alla polarizzazione della società) . Tutte e tre le opzioni comportano lo sporcarsi le scarpe: possiamo anche, personalmente, non sentire l'odore ma sicuramente chi ci sta attorno lo percepirà.
Esprimersi meno spesso, argomentando in modo più strutturato (preferibilmente su argomenti conosciuti o su pensieri ragionati) su pagine pensate e scritte (e non su link buttati provocatoriamente nella tana delle tigri), limitando le generalizzazioni, non impedisce l'errore, ma lo limita. E quando si presenta avrà più possibilità di essere un momento di crescita.
Non dobbiamo per forza dire la nostra, su tutto. Il nostro pensiero potrebbe essere irrilevante e al contempo dannoso.
Per chiudere
Ridurre le fonti permette di avere più tempo da dedicare alla singola fonte.
Creare contenuti che possano essere utili significa offrire l'opportunità alle persone di ridurre le fonti.
Ci vuole tempo.