Un anno
È passato un anno da quando ho aperto questo sito. Ora dovrei vedere i numeri per capire come è andato ma non ci sono metriche. Le motivazioni non sono relative alla crescita della mia sfera di influenza, ma queste.
In questo anno, inoltre, ho capito effettivamente l'importanza della scrittura. Non solo per raccogliere informazioni ed avere un secondo cervello ma soprattutto perché mettere nero su bianco i propri pensieri, che sembrano così completi mentre sono all'interno della nostra mente, ci mette di fronte ai limiti e ai buchi nei nostri ragionamenti.
E dopo un anno sono diventato ancora più insofferente di fronte ai social network, a come spingano le persone a creare i contenuti: privi di cose utili, infarciti di emozioni anche quando non servono, uniformati verso la notizia del giorno, a volte falsa (che farà forse ancora più reazioni) pensati per le metriche di scrive e non per chi legge.
Se guardo alla diffusione dei contenuti sul mio profilo professionale il picco è causato dalla mia foto di fronte allo stabilimento di Coca Cola, dopo una docenza sulla sicurezza, e scrivendo che ho fatto contento la mia mamma (non per il buon lavoro ma perché ho fatto un lavoro per una grande azienda). Contenuto di valore per i miei contatti? Zero.
Certo anche il proprio ego richiede qualcosa per cui:
- ho ricevuto dei feedback positivi di persona e via messaggio;
- qualcuno si è iscritto e ancora nessuno si è disiscritto (forse più per compassione, ma non lo saprò mai);
- ho ricevuto una donazione (ho messo il pulsante più per proforma che perché ci credessi davvero di ricevere qualcosa, anche se credo profondamente nel concetto di "pay for value" ) che è stata giustamente impiegata per scrivere questo post (vedi in fondo).
Per questi motivi: grazie.
Un altro anno
Per l'anno prossimo (o meglio dal prossimo mese, non è prevista una scadenza, in accordo con l'approccio del digital garden) ho deciso di scrivere non solo di quello che penso ma anche di quello che faccio.
Il problema è che potrebbe essere noioso per chi legge. O incomprensibile. O entrambi.
Per cui lo faccio a puntate, cercando di andare dentro a quegli aspetti che solitamente non sono posti in evidenza, relativi all'organizzazione aziendale.
Questo percorso rientra in un progetto che ho messo tra i miei obiettivi personali: la creazione di un framework per l'organizzazione aziendale che prenda spunto dalle norme internazionali, adeguato al contesto della certificazione ma che allo stesso tempo non veda nella conformità ai requisiti il punto di arrivo bensì quello di partenza. Garantire cioè una profondità dei temi adeguata e adeguabile alle diverse realtà aziendali, mantenendo una visione di insieme.
Continuo a farlo su questa piattaforma che, anche se non è la soluzione più economica, è open source, supporta lo sviluppo di codice, mi permette di gestire facilmente la newsletter, mi permette di avere agilmente un sito senza cookies.
Come supportare questo progetto
Con un grazie (di persona, via messaggio, via mail, via social network): anche l'ego vuole la sua parte.
Con un caffè o una birra (di persona o offerta da voi).
Condividendo quello che ritenete interessante, iscrivendovi per riceverlo via mail, uscendo dalle logiche di "un algoritmo decide quello che devo vedere" a "scelgo quello che voglio leggere e condivido quello che ritengo interessante".
Ma al di la di questo mio spazio personale, credo sia importante supportare tutti i progetti che veramente ci danno valore (selezionandoli, che le giornate comunque hanno 24 ore). Chiedere contenuti di valore, valorizzandoli, permette a chi fa proposte di un certo tipo di perseguire gli obiettivi senza piegarsi alle logiche dell'attuale mercato dei contenuti. Sono consapevole che non tutti possono permettersi questi discorsi, e che molti non vogliono nemmeno affrontarli perché richiedono di percorrere la strada più lunga.
Uscire dal circolo vizioso, che in questi anni è stata un'asta al ribasso nel campo dell'informazione e dei contenuti, si può e si deve perseguire.
Alcuni validi esempi, per quel che mi riguarda, sono:
- Il Post, che attraverso anche il sistema di abbonamenti non ha messo un paywall e produce informazioni approfondite e di qualità, e per gli abbonati in più offre servizi come Morning di Francesco Costa;
- Antonio Moro e Riccardo Palombo, in ambito di tecnologia, che sono usciti dalle proprie zone di comfort per superare i limiti che i sistemi editoriali imponevano e perseguire le proprie idee, grazie a delle comunità costruite negli anni sulla fiducia nel valore dei contenuti che propongono;
- Breaking Italy, di Alessandro Masala, con uno spazio video quotidiano (supportato dalla piattaforma Youtube ma, credo, sopratutto dalle donazioni della community) sulle informazioni che non ha nulla da invidiare agli spazi di informazioni televisivi, anzi, spesso, ha da insegnare (anche se non può iscriversi all'ordine dei giornalisti, come spiegato in questa intervista).
Grazie
Grazie a MG per la donazione. Questo articolo è stato scritto con il supporto di un'ottima birra porter di un birrificio agricolo locale.